Mangia dormi lavora crepa.Giovani: precari oggi, poveri domani

La precarietà che cresce e i bassi salari sono un grande problema sociale già oggi e lo saranno tanto più nel futuro. Le nuove generazioni dovranno affrontare la vecchiaia con una pensione molto bassa, vicina all'ammontare dell'assegno sociale. Con i trend attuali, un under 35 con un contratto da lavoratore o lavoratrice dipendente, continuando a lavorare fino a 74 anni, si troverà in tasca una pensione di appena 1099 euro; 1128 se lavoratore o lavoratrice autonomo.

Il lavoro che voglio, vorrei, mi piacerebbe.Dalle aspirazioni alla realtà 

Il lavoro dovrebbe permettere a tutti e tutte di vivere dignitosamente, anche ai più giovani alle prime esperienze. Ma il 53% dei giovani considera il proprio stipendio inadeguato per una vita indipendente, e per il 65% le possibilità di avanzamento sono insoddisfacenti. I giovani non hanno voglia di lavorare? O piuttosto rifiutano di venire sfruttati?

Affondata sul lavoro… nero 

C'è un dato in Italia sostanzialmente immobile: 3 milioni di lavoratori e lavoratrici in nero. Ciò significa che ogni 100 lavoratori e lavoratrici regolari, ce ne sono 13 in nero o in “grigio”: 42,6% nei servizi alla persona, 13,8% nel terziario, 12,7% tra commercio, trasporti, alloggio e ristorazione. Il lavoro sommerso è sinonimo di precarietà, retribuzioni inadeguate, mancanza di diritti e di tutele.

Allora, ciao: un esodo senza fine. Migrare per lavorare 

In base ai dati Istat sono 132mila i laureati e le laureate tra i 25 e i 34 anni che tra il 2013 e il 2022 hanno deciso di lasciare l’Italia per cercare lavoro all’estero. Questo “esodo” parte principalmente dalle regioni del Nord, nelle quali la fuga è stata bilanciata dai flussi provenienti dal Mezzogiorno, che in questo contesto appare come la vittima di un doppio esodo: verso l’estero e verso il Nord.

Maledetti Lavoretti: la precarietà non  futuro. 

La precarietà è molto diffusa tra gli under 35: il 23,5% lavora con contratti temporanei, percentuale più che doppia rispetto a quella che si registra tra gli adulti. Inoltre, moltissimi lavoratori e lavoratrici giovani, sotto i 29 anni, percepiscono un reddito annuo inferiore ai 13mila euro, che rende difficile mantenersi e impossibile progettare il futuro.

Stagionali, stagionato. I 400mila stagionali, ormai stagionati 

Sono circa 650mila le lavoratrici e i lavoratori stagionali, di cui 400mila nel settore del turismo. La loro retribuzione media annua è tra i 7mila e gli 8mila euro. Non hanno un'occupazione stabile, devono ricontrattare il lavoro da un anno all'altro, affrontare mesi di Naspi e di inattività. La loro è una vita di contratti a termine, spesso di irregolarità e diritti non rispettati.

Fine mese mai 

Secondo le ultime rilevazioni del 2022 l’11,5% delle persone regolarmente occupate in Italia si trova comunque in condizioni di rischio povertà, contro una media europea dell’8,5%. Questo è dovuto a salari bassi e contratti part time e precari; molti italiani e italiane quindi pur lavorando, magari anche a tempo pieno, non hanno un reddito sufficiente a coprire le loro spese di base.

Ho l’algoritmo alle calcagna e nessuna alternativa 

Circa 600mila “gig-workers” svolgono il loro lavoro su piattaforma. Per il 48% il reddito percepito è una parte importante del bilancio familiare e per il 32% è essenziale per soddisfare le proprie esigenze di vita, ma il 50% non vede alternative migliori di lavoro.

Il Colloquio? Per un lavoro di qualità 

Il tasso di occupazione in agosto è salito di 0,2 punti, attestandosi al 62,3%. Ma dentro questo numero c’è di tutto, c’è anche il lavoro regolato da contratti che dichiarano solo 3 ore a settimana in busta paga invece di 40. Viene chiamato lavoro, ma è sfruttamento.

Arrangiati. Il diritto ad avere un futuro 

Con un tasso di non-lavoro del 18,3% sono i giovani i più esposti alla disoccupazione. L'inizio della loro vita lavorativa è fatto di stage non pagati, lavori a termine sottopagati, mentre i contratti a tempo indeterminato sono un privilegio di pochi. I giovani lavoratori e lavoratrici sottopagati e senza garanzie per il futuro sono le vittime sacrificali di un modello flessibile e parcellizzato di lavoro, che accresce continuamente i profitti delle imprese e riduce diritti e speranze di chi lavora.

Sul lavoro somatizzo: le conseguenze dello stress lavorativo 

In Italia nel 2023 sono stati denunciati 72.754 casi di malattie professionali, il 19,7% in più rispetto all'anno precedente. Molti di questi riguardano disturbi psichici e comportamentali legati allo stress lavorativo, come ansia e burnout, soprattutto in contesti caratterizzati da elevati livelli di pressione lavorativa​.

Appalti. Senza certezza 

Gli appalti occupano uno spazio considerevole nel mondo del lavoro, in particolare nel settore dei servizi. Nel mercato degli appalti regna il lavoro povero, prevalgono i part-time involontari e i lavoratori vivono in una condizione perenne di instabilità e di incertezza.

Pensiero Stipendio. Italia fanalino di coda: per i lavoratori stipendi fermi da trent’anni 

In Italia gli stipendi sono fermi da 30 anni. Secondo l’Inapp tra il 1991 e il 2022 le retribuzioni sono cresciute in media dell’1% contro il +32,5% della media Ocse (38 Paesi, dalla Germania alla Corea, dagli Stati Uniti al Giappone). È un divario sconvolgente, che restituisce l’immagine di un Paese paralizzato, sempre più “fanalino di coda” sul piano della qualità sociale tra i Paesi del mondo “ricco”.

Lavoro part life, non per scelta 

In Italia gli occupati e le occupate part-time sono il 17,9% del totale. Più della metà - il 57,9%, più che in ogni altro Paese dell’Eurozona - sono “involontari”, cioè lavorano part-time non per loro scelta. Dunque, il part-time, in larga misura, non risponde alla libera volontà del lavoratore di autogestire il rapporto tra lavoro e vita privata, ma è uno strumento di precarizzazione del mercato del lavoro, che alimenta una povertà fatta di stipendi bassissimi e lavori discontinui. La retribuzione media annuale di chi lavora part-time è di 11.451 euro: una soglia che scende a 6.267 euro se all’orario ridotto corrisponde anche un rapporto di lavoro intermittente.

Io? Lavoricchio.. Lavorare, a volte 

Lavoro a chiamata, prestazioni pagate con i voucher: formule che rappresentano la quintessenza della precarietà. Il lavoro occasionale è l'appiglio spesso “disperato” di quanti non riescono a trovare un'occupazione stabile. In base ai dati dell'Inps, l'importo medio dei contratti di prestazione occasionali a gennaio 2023 era di 236 euro mensili: si può vivere così?

Voglio solo una vita 

Nel 2023 gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.578, gli infortuni mortali accertati 550, le denunce di malattie professionali sono state oltre 72mila. Dovremmo lavorare per vivere, non per ammalarci e morire.

Un uomo e una donna, che guadagna meno 

Una lavoratrice italiana guadagna in media il 28,3% in meno rispetto a un lavoratore: 501 euro a settimana contro 642. Il tasso di occupazione femminile è di 19,7 punti inferiore rispetto a quello degli uomini (74,7% contro 55%). La disuguaglianza di genere sul piano economico è una delle manifestazioni più vistose di cultura maschilista e patriarcale in Italia ancora imperante in particolare nelle classi dirigenti, che si riflette sul piano normativo in norme che penalizzano le donne o che risultano del tutto inefficaci a colmare il gap di diritti con gli uomini.

Mind the “Gender” gap 

La metà delle donne italiane tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio non lavora. Una su cinque ha smesso di lavorare dopo la nascita del primo figlio. Dati, di fonte Istat, che certificano un radicale squilibrio di genere nella distribuzione dei carichi legati all’accudimento dei figli. Questo è anche uno dei fattori che più concorrono ai bassi livelli dell’occupazionali femminile e alla scarsa presenza delle donne nei livelli di maggiore responsabilità della vita politica ed economica del Paese. La legislazione non aiuta: in Italia non esiste un congedo parentale paritario e retribuito al 100 per cento.

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Ogni grafica racconta una storia, fatta di sacrifici, rinunce e diritti negati.Attraverso questi materiali vogliamo sensibilizzare su una realtà che riguarda tutti,perché un futuro migliore può esistere solo se il lavoro garantisce dignità e stabilità.


I numeri

11,5%


degli occupati in Italia si trova in condizione di rischio povertà

53%


dei giovani percepisce il proprio stipendio come inadeguato per una vita indipendente

132mila


laureati tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia in 10 anni

28,3%


quanto guadagna in meno mediamente una donna rispetto ad un uomo 

375.578


gli infortuni riconosciuti sul lavoro nel 2023

17,9%


gli occupati part-time in Italia 

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